Palazzo Franchetti
Le acque del Bacino del Tâmega, un tempo base delle colture di irrigazione, sono oggi la principale risorsa di una delle maggiori installazioni di energia idrica verde in Europa. Il Sistema elettroproduttore del Tâmega, noto come Gigabattery, ha modificato significativamente questa regione, rendendo evidente il contrasto tra i due modi di gestire l’acqua: come risorsa e bene locale e come prodotto mercantile per la produzione energetica. Nell’esplorare forme di articolazione tra scale e tempi diversi presenti su questo territorio, si attiva un dialogo derivante dalla capacità mediatrice dell’architettura, con l’obiettivo di mitigare l’impatto della metamorfosi su territorio, flora, fauna e vita umana locali.
Un’idro-metodologia, materializzatasi in pratiche spaziali critiche, abbina analisi immersiva e gioco performativo in una proposta architettonica per reimmaginare il concetto di bene comune nella gestione idrica del Tâmega. La ricerca analitica, qui denominata ipertesto del Tâmega, rafforza i contrasti e le connessioni tra le architetture idriche della regione, i distinti modi di gestirle e i rapporti con umani e non-umani. Ricorrendo a idro-artefatti, il play tour (realizzato e giocato nel marzo del 2023 e registrato in un documentario) rivela metodi poetici che provano a riconciliare tensioni idriche esistenti, indicando allo stesso tempo il cammino per disegnare dialoghi che anticipano futuri più comuni sul Tâmega e oltre.
RINGRAZIAMENT Alberto Oliveira, Alexandre Gonçalves, Aquela Kombucha, Carlos Alberto, Eduardo Queiroga, Fernando Morgado, Filipe Dora, João Ribeiro, Lais Pereira, Luís Lima, Manuel Gonçalves, Miguel Tavares, Município de Ribeira de Pena, Município de Vila Pouca de Aguiar, Ricardo Machado, Rui Barbosa, Sofia Barreiros, Xirobloc, XPIM 3D
La ricerca si concentra sulla quota alta delle rive del Douro Internazionale, regione paradigmatica della relazione di dipendenza e condivisione tra Portogallo e Spagna, sottolineando la rilevanza dell'acqua nella conservazione del suolo e degli ecosistemi, oltre al suo uso come risorsa energetica e bene essenziale per il consumo umano. Contribuendo alla lotta contro la desertificazione di una zona sempre più spopolata, si propone il riapprendimento di tecniche ancestrali e sistemi naturali e il recupero della dimensione simbolica degli elementi naturali.
Una visione per la preservazione dell’acqua dolce viene raccontata tramite le radici di un frassino, sulle quali sono state modellate delle ceramiche per far vedere il corpo invisibile del terreno, qui rappresentato da un sostituto, un tappeto di terra. Il suolo è il serbatoio del futuro, per l’acqua e per la vita: un concettacolo vivo, minerale e organico, dove le radici degli alberi si intrecciano in un dialogo di forme che si completano e che rallentano, spargendo e infiltrando l’acqua. Si tratta di un sistema complesso ed intelligente, dalla struttura spugnosa e in costante cambiamento, generato localmente e la cui espressione risulta dalla forza di diversi ecosistemi che coabitano, nella lotta per il cibo e per la riproduzione della specie. Il “terreno come serbatoio” è la lezione che il Douro Internazionale offre ad altri territori e la prova che solo un sapere locale, condiviso e multidisciplinare, sarà in grado di leggere e riconoscere il potenziale di ciascun terreno, ciò di cui è fatto e ciò di cui ha bisogno.
RINGRAZIAMENTI Pedro Teiga, Maria Plantier, Pedro Russo, José Luís Machado Vale, José Carlos Pimenta Machado, Tentúgal Valente, António Jorge Jacoto, Lourenço Jacoto, Lázaro Fernandes, António Espinha Monteiro, António Bárbolo Alves, Nuno Jorge Rodrigues Gonçalves, Jorge Duarte, António Fernandes, José Cunha, Miguel Ferraz, Stijn Coppieters, Hugo Aguiar dos Santos, Joana Vicente, António Frade, Bruno Morais, Serafim Correia, Serafim dos Anjos, Atanásio dos Anjos, Eurico Almeida, Carlos Silva, Conceição Meirinho, Joana Felício, António Borges, Vitor Dias, Pedro Jervell, João Roquette, Rui Falcão, Regina Barroso, Susana Fernandes, Francisco Antão, Sérgio Coutinho, João Miguel Ferreira
Autori:
Dulcineia Neves dos Santos, Frederico Moncada, Georges Lieben, Ivana Sehic
Paesaggio sonoro:
Lendl Barcelos
Fotografia:
Miguel Fernandes
“Awash” è il nome del paesaggio sonoro che accompagna il nostro muoversi nello spazio. Sfruttando le diverse vibrazioni, intrinseche alla struttura molecolare di ciascun pezzo in argilla, si evoca lo spettro sonoro in constante mutazione dei corsi d’acqua.
L’impatto dell’industria mineraria è evidente nella regione del Medio Tago, in particolare nella contaminazione dell’acqua del fiume Zêzere e, in senso lato, delle falde acquifere. La rilevazione dell'elevato livello di metalli pesanti, superiore ai valori massimi raccomandati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, è particolarmente grave in un momento in cui si sta valutando la possibilità di travasarlo, per aumentare la portata del fiume Tago e garantire l'approvvigionamento idrico nell'area metropolitana di Lisbona. Ripensando le politiche e le priorità dell’estrattivismo, la proposta difende la rinaturalizzazione progressiva del paesaggio, in un processo-manifesto di recupero e decontaminazione, a partire dagli strumenti politici e dall’attivismo architettonico.
L’architettura si fa anche con i manifesti e con il coraggio di aggiustare. Partendo dai registri scritti e performativi, si esprime il forte rapporto di prossimità e intimità con il territorio, sensibile al passato e preoccupato per un futuro attendista, con l’urgenza di una nuova azione sul mondo. La condivisione punta ad unire dispositivi e forme, ricordi, inquietudini e angosce per sensibilizzare il pensiero e il corpo di chi legge, vede e ascolta: anche la parola costruisce, anche il corpo è luogo. Condividendo il sensibile, si riattiva l’affetto.
Fermarsi e fermarsi di nuovo, affinchè sia possibile aggiustare.
È necessario aggiustare lo Zêzere.
È necessario aggiustare l’acqua.
È necessario aggiustare il mondo.
RINGRAZIAMENTI Miguel C. Tavares, GPSA – Preservação da Serra da Argemela, ProTEJO – Movimento Pelo Tejo
Presentato politicamente come caso esemplare, il bacino di Alqueva è responsabile per la trasformazione estrema di un paesaggio (da secco a irrigato) con la creazione del maggior lago artificiale d’Europa. Le sue acque consentono di dare risposta alle emergenti necessità energetiche, di incentivare la crescente attrattività turistica e, soprattutto, di contribuire all’alta produttività dell’agroindustria qui presente, responsabile simultaneamente per la contaminazione e per l’eccessivo sfruttamento dei suoli. Operando sulle conseguenze di questa alterazione e facendo attenzione all’impatto sulla diversità degli ecosistemi, delle strutture patrimoniali e delle disugaglianze sociali, la proposta esplora la dimensione operativa e tecnica dell’architettura nello sviluppo di dispositivi di decontaminazione e produzione del suolo e nell’antecipazione del futuro di quella regione.
In modo fittizio, si mette in scena un futuro prossimo dove il bacino di Alqueva non esisterà più, lasciando spazio ad una distesa fangosa e deserta circondata da una foresta esuberante con caratteristiche uniche: un manto vegetale, formato da un tessuto di sacche circolari di vegetazione in grado di trattenere quantità d'acqua pari a quelle presenti un tempo nel lago. Artefatto per la rigenerazione del suolo è un’invenzione costruita in acciaio da Pedrêz che, dalla trasformazione degli scarti derivanti dall'agroindustria in energia termica, idrogeno e carbone, consente la depurazione dell'acqua e la produzione di biofertilizzante. La risposta concreta di rigenerazione sociale e ambientale, tramite l’azione semplice e continuativa dell’essere umano sul paesaggio, lo riposiziona come elemento cosciente e generatore di fertilità.
RINGRAZIAMENTI Augusto Silva, Julia Santalla, Lara Jacinto, Ben Peterson
Il fiume Mira è circondato da un ampio perimetro di irrigazione attualmente dominato da investimenti e interessi esogeni, imposti ai modelli di agricoltura qui presenti, dalle dimensioni o dalle ambizioni ridotte. Sfruttando le reti esistenti, le aziende agricole ad alto rendimento contribuiscono all’accesso iniquo alle risorse idriche, nonché alla contaminazione del suolo e dell'acqua attraverso l'introduzione di prodotti agrochimici accelleranti. Allo stesso tempo, la loro sopravvivenza si basa su uno sfruttamento eccessivo di lavoratori migranti, soggetti a condizioni precarie di vita e di lavoro. La proposta invoca il potenziale politico dell’architettura: partendo dalla denuncia di situazioni di sfruttamento e di sovrapposizione, allerta sulla mancata regolazione di tale sistema.
Accettando l’incapacità dell’architettura di trovare una risposta alla complessità di questa problematica, si procede con un’installazione-denuncia che, per la sua dimensione poetica, mira a sensibilizzare la coscienza globale sulle questioni sociali, ecologiche, amministrative ed economiche in discussione. Come simbolo di una distribuzione auspicabilmente democratica dell'acqua sul territorio e tra la popolazione che lo abita, l'acquedotto, qui incompleto, spezzato e frammentato, mostra tutta la sua disfunzionalità e inutilità. Questo oggetto di mobilitazione cerca di chiarire la matrice problematica dell'accesso all'acqua in questi paesaggi, immaginando tre momenti distinti: vicino alla diga di Santa Clara; in un territorio naturale e indefinito; e vicino alla foce del fiume Mira, dove si concentra la maggior parte delle aziende agricole ad alto rendimento.
RINGRAZIAMENTIS Okdraw, Francisco Janes, Câmara Municipal de Faro
Il Lago di Sete Cidades è il più grande serbatoio naturale di acqua dolce dell'arcipelago delle Azzorre, nonché una delle sette meraviglie naturali del Portogallo. Nonostante sia stata romanticizzata, l'attività agropecuaria è responsabile dell'accelerato degrado degli ecosistemi nel territorio del bacino e nelle acque dei laghi. L’uso smisurato di fertilizzanti per la produzione dei pascoli dà luogo a processi di eutrofizzazione che causano significative emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera e il deterioramento dell'equilibrio bio-fisico-chimico dell'acqua e quindi del suo utilizzo. La proposta esplora la (re)immaginazione della regione, combattendo il fulcro principale dell’inquinamento dei laghi delle Azzorre e riconsiderando criticamente l’uso del suolo, in una diretta articolazione con le dimensioni sociali, culturali, patrimoniali e naturali che definiscono il paesaggio delle Azzorre.
Per ripristinare la qualità dell'acqua, il modello propositivo presentato prevede la rimozione dal territorio dell'elemento che inquina i laghi, valutandone tutti gli impatti con una visione interdisciplinare, al fine di garantire opportunità più sostenibili. Manipolando le in(tangibilità) del futuro, i diversi discorsi si completano e contribuiscono ad altre visioni del luogo, speculando su scenari fittizi. Il granaio, noto elemento dell’architettura vernacolare di Sete Cidades, è decontestualizzato per ospitare il simbolo del settore agropecuario, il bovino. Lo scopo di tale archetipo, tradizionalmente identificato come protettore dei beni agricoli del suolo, viene ironicamente capovolto: ora protegge il territorio dagli effetti nefasti del settore agropecuario.
RINGRAZIAMENTI Junta de Freguesia das Sete Cidades, Museu Carlos Machado, Adelaide Costa, Ana Nóbrega, António Medeiros, Cidália Pavão, Eduarda Bulhão Pato, Francisco Nogueira, João Paulo Constância, Joana Albuquerque Sousa, Luís Brum, Maria Emanuel Albergaria, Miguel Arruda, Sofia Carolina Botelho
Cidália Pavão, Ilhéu Atelier, João Paulo Constância, João Mora Porteiro, Maria Emanuel Albergaria
Sebbene le feste siano una celebrazione religiosa realizzata da vari municipi dell’isola, per Cidália Pavão il carro del suo municipio, che sfila agganciato a due buoi, è quello che più si fa notare nella processione.
Le continue alluvioni dei torrenti di Madeira mostrano il prezzo da pagare per un’urbanizzazione rapida e non pianificata del territorio (aggravata da precipitazioni sempre più frequenti, causate dal cambiamento climatico) la cui raddoppiata responsabilità ricadrà anche sul settore edile, sempre più sfrenato e carbonizzato. La sfida implica una riflessione critica sul trauma associato a tali eventi, sviluppando ipotesi di rivitalizzazione dei corsi d'acqua, oggi fortemente artificializzati, e recuperando la resilienza ormai andata perduta.
Dalla rilettura critica dei torrenti di Madeira, quattro atti attendisti evocano quattro temporalità che segnalano delle trasformazioni nei torrenti di Madeira risultanti dall’azione antropica. Accomunati dalla linea progettuale dello specchio d'acqua, questi atti reinscrivono: l'immagine di un tempo passato in cui la natura vibrante dei corsi d'acqua partecipava veramente alla vita della città; l'immagine del tempo catastrofico delle alluvioni che, venendo dal passato, attraversa il presente e minaccia il futuro; l'immagine di un presente continuo in cui la vibrazione di quella vita urbana è stata sradicata dai torrenti nel tentativo di cancellarla ; e, infine, l'immagine di un tempo futuro che potrà esistere e che tenta di recuperare il potenziale latente di questi corpi di massa liquida. Cercando nella lettura territoriale la possibilità di sperimentare spazi di contenimento, ritenzione e (ri)conduzione per ridisegnare il percorso dell'acqua, si sperimentano a vari livelli costruzioni topografiche di riconciliazione tra uomo e acqua.
RINGRAZIAMENTI Câmara Municipal do Funchal, Direção Regional do Arquivo e Biblioteca da Madeira, Centro de Estudos de História do Atlântico Alberto Vieira, JM/ Empresa Jornalística da Madeira, Casa-Museu Frederico de Freitas, Danilo Matos, Martinho Mendes, Paulo David, Pedro Gonçalves
Fotografia della Ribeira de Santa Luzia, Funchal, antecedente al 1897.
Fotografia in b/n stampata su carta di cotone di 300 g
– MEMORIA DEL TORRENTE
Rappresentazione della Ribeira de Santa Luzia da quota 0.00 a quota 900
Disegno di linee e immagine in b/n in carta di cotone da 300 g
– PIETRA DI BASALTO
Origine geografica: Ribeira de Santa Luzia, isola di Madeira, Portogallo
Il tempo lento, l’acqua, la pietra calda del torrente, l’ombra delle bouganville, il canto degli uccelli e l’odore degli alberi sui viali. Il torrente partecipa alla città come pezzo conclusivo di una topografia brusca e conduce il corso d’acqua attraverso la profonda valle che si estende fino al mare.
Fotografia dell’alluvione nella Ribeira de João Gomes Funchal, Portogallo, 2010
Fotografia in b/n stampata su carta di cotone di 300 g
– DISTRUZIONE E TRASFORMAZIONE
Rappresentazione delle alluvioni fino ai giorni nostri
Disegno di linee e immagine in b/n in carta di cotone da 300 g
– PIETRA DI BASALTO
Origine geografica: Ribeira de Santa Luzia, isola di Madeira, Portogallo
Distruzione discendente. L’acqua si è fatta strada, invade la città, le vie, le piazze, le case. La natura si concretizza in una risposta agressiva all’azione di antropizzazione, scolpendo il territorio, distruggendo e trasformando la città.
Ribeira de Santa Luzia, a seguito degli interventi di ingegneria idraulica nei torrenti di Funchal nel post-alluvione del 2010, Funchal, Portogallo, settembre del 2017.
Fotografia in b/n stampata su carta di cotone di 300 g
– CANCELLAZIONE DELLA MEMORIA
Rappresentazione dell’assenza del torrente tramite un’ortofotografia
Disegno di linee e immagine in b/n in carta di cotone da 300 g
– PIETRA DI BASALTO
Origine geografica: Ribeira de Santa Luzia, isola di Madeira, Portogallo
L’azione irreversibile di un ruscello che si trasforma in un condotto. Il rumore delle auto, i balconi chiusi, il catrame invade i marciapiedi. La cancellazione della memoria dei valori di un passato.
Collage digitale su fotografia attuale della Ribeira de Santa Luzia, 2023
Stampa a colori su carta di cotone di 300 g
– IL NUOVO PERCORSO DELL’ACQUA
Rappresentazione del canale tramite un’ortofotografia con rappresentazione della stratificazione a varie quote e tipologie propositive
Disegno di linee e immagine in b/n in carta di cotone da 300 g
– PIETRA DI BASALTO
Origine geografica: Ribeira de Santa Luzia, isola di Madeira, Portogallo
La riprogettazione del percorso dell’acqua. La lettura territoriale e quella della stratificazione del canale a varie quote determinano un’idea di futuro attraverso saggi spaziali e tipologici di costruzioni topografiche che si accostano al corpo geologico per contenere, condurre e immagazzinare la massa liquida che consente di riattivare spazi, mantenere giardini e alimentare viali e marciapiedi all’ombra.
S. Marco, 2847, 30124 Venezia VE, Itália
(Ao lado da Ponte da Accademia)
Barco
Linhas: 1, 2
Terça a Domingo: 10:00 — 18:00
Fechado às segundas-feiras excepto:
22.05, 14.08, 4.09, 16.10, 30.10, 20.11
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